Nonostante la focaccia sia una preparazione diffusa, con nomi diversi, in gran parte dei paesi del mondo, alcune varianti, grazie a caratteristiche del tutto peculiari, hanno raggiunto un successo tale da essere considerate specialità a sé stanti. È il caso della Piadina Romagnola.
Origini antichissime
La piadina altro non è che l’evoluzione di una varietà di cibo consumata dall’uomo sin dalla notte dei tempi. Un alimento menzionato perfino nella Bibbia, dove si fa riferimento al “pane azzimo” di cui si nutrirono gli Ebrei in fuga dall’Egitto. In epoca classica sia i Greci che i Romani ne fecero largo uso: del resto si trattava di una forma di nutrimento estremamente pratica, adatta a soddisfare molteplici esigenze.
Poteva fungere da contorno per le vivande nei banchetti, fino a essere razione per i soldati.
Le “azdore” preparano la piada
Questa tradizione millenaria, secoli dopo, è stata adottata anche dalle massaie romagnole, le cosiddette “azdore”. Usavano preparare la “piada” per sfamare i figli e i mariti di ritorno dal lavoro nei campi. Servendosi di un mattarello, lo “sciadur”, stendevano in sottili sfoglie, di forma rotonda, un impasto a base di farina di grano tenero, acqua, strutto, sale ed un pizzico di bicarbonato. Poi, queste venivano cotte utilizzando una particolare teglia in terracotta, il “testo”.
Il chiosco: il “tempio” della piadina
Occorre sottolineare che per lungo tempo la specialità rimase, per così dire, confinata tra le mura delle case delle azdore. Fu necessario attendere gli anni ‘60 del secolo scorso affinché venisse commercializzata. Lungo le strade, che portavano alle rinomate spiagge dell’Adriatico, sorsero infatti un gran numero di chioschi, dove squisite “piadine” cominciarono a essere vendute a numerosi turisti italiani e stranieri, desiderosi di un cibo gustoso e al contempo leggero.
La piadina: tavolozza del gusto
Il successo di questa nuova prelibatezza fu pressoché immediato anche se, in un primo momento, le farciture proposte alla clientela non fossero molte. Una situazione che cambiò nel giro di pochi anni: di pari passo al progressivo incremento del benessere economico, si moltiplicarono anche le varietà offerte al pubblico. Fin da subito venne molto apprezzata la piadina col prosciutto crudo (rigorosamente di Parma), squacquerone e rucola: al giorno d’oggi questa tipologia è unanimemente considerata la più classica.
Quale formaggio per la piadina?
Sebbene quando si tratta di insaporire una Piadina l’unico limite sia la fantasia, occorre comunque precisare che, per quanto riguarda la scelta del formaggio, sarebbe bene optare per quelli a pasta molle, come ad esempio lo stracchino, la crescenza, la robiola, la mozzarella o la provola affumicata. È proprio la morbidezza a permettere loro di sposarsi al meglio con salumi e verdure. Non mancano comunque esempi di connubi sopraffini che includono prodotti caseari stagionati, come ad esempio la Piadina con porchetta, pecorino e pomodorini secchi, o quella con grana, bresaola e rucola.
La piadina IGP
Nel 2014 è stato ufficializzato, tramite l’assegnazione dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP), il valore unico, nel contesto del patrimonio gastronomico italiano, della Piadina Romagnola. Questo marchio, infatti, certifica legalmente le caratteristiche del prodotto, difendendolo in questo modo dai numerosi tentativi di imitazione.
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